Don’t mind this

Sabato mattina, lezione.

Cifre decimali, proprietà, ordini di grandezza.

Quanto misura il raggio di un atomo? Siamo così sicuri che abbia senso chiederselo, che sia una quantità ben definita? Dove inizia, o finisce, un atomo?

E che ne sa uno di prima della costante di struttura fine, di h tagliato, di Bohr et cetera.

Dove inizia o finisce il nostro mondo..

 

 

Piove sul grigio del liceo. Quanti giorni ricordo così. A 16 anni ognuno di quelli trascorsi lì dentro mi pareva dello stesso colore.

I ragazzi si calano il cappuccio della felpa sugli occhi.

Strisce di bagnato rigano i corridoi bianchi del lotto nuovo.

La prof. Zanin ancora effonde la sua aura mitica: mi ricordo che un ragazzo scrisse di lei, sul giornalino del liceo: “la donna che mi ha insegnato che la letteratura non si studia, si vive”.

 

Ho i vestiti già pronti nella borsa impermeabile della skinfit.

Mi cambio in macchina, tecnica ormai impeccabile. E sono fuori in tre minuti.

La reattività parte dalla caviglia. L’esplosione cinetica del tendine di Achille mi affascina.

Oggi lui e il gastrocnemio lavorano bene. Corro a 4′ scarsi saltando tra le pozzanghere, le braccia mi sembrano per una volta dritte.

Non avrò mai la caviglia di un kenyano. E forse nemmeno la loro economia di corsa. Ma i chilometri, i chilometri dopo chilometri affinano la tecnica, levigano il gesto, micrometri alla volta. Giorno per giorno. A una media di circa 180 passi al minuto, quando corro.

 

 

 

Una preparazione ben fatta è ciò che più rende felice un atleta. Sentire sulla propria pelle che funziona, provare l’ebbrezza dell’infierire sui ritmi nei lavori, la calma del saper aspettare negli altri giorni. La linea sempre più sottile, che converge a un valore limite, del sovrallenarsi o fare troppo poco. Il susseguirsi degli allenamenti uno dopo l’altro, con precisione temporale, tasselli fondamentali ma in sé mai imprescindibili.

Non chiedo altro dopo un anno un po’ difficile, ma anche tanto umano, troppo umano. In cui ho commesso diversi errori ma scoperto tante cose interessanti.

 

Il profilo della ciclabile è facile ma mai troppo, il gravel pulito ma mai liscio: quindi perfetto per oggi.

Il viale è ormai un tappeto di foglie di tiglio, cadute nel vento e fissate dall’acqua.

Entro in pista per gli allunghi, la pioggia aumenta di intensità.

 

 

Taglio in diagonale il campo di calcio, già non vedo l’ora dei cross.

Mi sento decontratto. Corro anche un paio di curve.

Lo stomaco è un po’ vuoto, segno che l’allenamento è finito.

 

 

Cammino piano sul tartan e dal mio cap scendono gocce che mi bagnano il collo.

Lascio scorrere i secondi. Tempo che ultimamente non ho mai.

Sono di nuovo qui.

 

Risalgo in macchina e prima di mettere in moto penso che anche io di questo mondo, in effetti, capisco poco.

 

 

#athletesunfiltered #whywerun #anysurfaceavailable #run

2 Comments

Join the discussion and tell us your opinion.

Skolareply
19/10/2019 at 19:14

Non avrò mai le caviglie di un Kenyano … e sti cazzi no ???? L ultimo video che ho visto di te in motion era raccapricciante , non arrivi a 30 anni così , Altro che kenyani ..,, THAT’s all folks ,,, HANNa & BARBERA
Wacky races

Scooby doo

I mostri

Francesco Puppireply
23/10/2019 at 05:58
– In reply to: Skola

Leave your dignity at home

Leave a reply